sabato 30 gennaio 2016

LIFE OF AGONY "UGLY" (1995)

Ho già scritto più volte come il cartonato sia la più diffusa alternativa alla classica custodia in plastica, sia con gli eleganti custodie che con i più diffusi digipack. Il metallo però talvolta ha sostituito la plastica o il cartonato anche se in maniera sporadica, un esempio è l'edizione limitata di "Ugly" un disco degli americani Life of Agony, esponenti negli anni 90 della scena emo-core. Il concept grafico è ideato dal bassista della band Alan Robert, mentre la realizzazione grafica è firmata da Renee Cicchino (come si legge nei credits interni).

La copertina divenne molto famosa all'epoca e anche il disco riscosse successo nonostante, di fatto, chiuse la parentesi della band per lanciare quella da solista del vocalit Keith Caputo. Sulla cover un bambino in poltrona, con una maschera in volto, subisce passivamente la visione di una TV mentre intorno altri bambini giocano con bambole, aeroplanini, palloni e giocattoli in genere rafforzando visivamente l'alienazione del protagonista (una visione che si lega alle tematiche di solitudine, allontanamento e drammaticità raccontate dal gruppo statunitense attraverso i propri brani). Sulla stessa poltrona siederà lo stesso Caputo nella foto di gruppo che chiude graficamente il booklet interno mentre sul retro del packaging, la poltrona resterà vuota con i titoli dei brani in sovrimpressione e una malinconica marionetta a forma di clown abbandonata ai piedi della seduta.



La creatività legata a questo disco comincia dalla custodia in metallo che si apre in due scomparti: il primo riporta frontalmente la copertina e internamente la foto del protagonista bambino che piange tirandosi su la maschera; non deve stupire la drammaticità di queste immagini in quanto il filone musicale che i Life of Agony abbracciavano, faceva proprio delle forti emozioni, della disperazione e della malinconia i propri punti di riferimento morali in fase di composizione. Lo scomparto posteriore invece presenta sul retro l'immagine della poltrona vuota e l'elenco dei brani (immagine già menzionata) e sul fronte il logo della band in filigrana, che viene però coperto dal cd (sul quale è stampata la maschera bianca).

Il booklet (che viene poggiato sul cd internamente alla scatola in metallo) è spillato e contiene oltre alle foto della band anche crediti e testi dei brani tra i quali, in questa speciale versione in metallo, compaiono due bonus tracks come "Coffe Break" e la cover "Redemption Song" di Bob Marley (che potrete ascoltare a fine post) che faceva il paio con l'altra cover presente nel disco, la celebre "Dont'you (forget about me)" dei Simple Minds. Concludo segnalando che "Ugly" uscì sul mercato discografico anche in una versione cd standard che presentava invece una classica custodia in plastica e priva, naturalmente, delle due bonus tracks.


© Andrea Buongiorno - info@buong.it

sabato 5 dicembre 2015

DIRE STRAITS "LOVE OVER GOLD" (1982)

Autori di un rock delicato e assestato sulle chitarre e la voce del leader Mark Knopfler, i Dire Straits hanno composto per "Love over gold" alcune delle songs più note della propria carriera, brani tra i quali spiccano non solo i meravigliosi quattordici minuti di "Telegraph road" ma anche la altrettanto celebre title-track, il cui videoclip è stato il primo trasmesso in Italia grazie alla celebre trasmissione "Mister Fantasy" condotta da Carlo Massarini. Il disco ha venduto oltre dieci milioni di copie in tutto il mondo, rendendo famosa anche la copertina firmata da Michael Rowe con l'ausilio fotografico di Alan Lobel e Peter Cunnigham. Un cielo notturno, cupo, squarciato da un lampo è l'immagine scelta per la cover, un'immagine dalle tonalità fredde che accentuano la silhouette della scarica elettrica. Uno scatto se vogliamo semplice nella struttura (anche se accattivante nella resa) come quasi tutte le copertina della band che mai hanno ecceduto in virtuosismi grafici come invece avveniva in fase creativa con gli assoli di Knopfler. Il retro della copertina riprende le tonalità frontali con un "focherello" sul quale viene sovrapposta una schermata computerizzata tanto di moda in quei primi anni ottanta, quando i personal computer stavano iniziando un ingresso sempre più esteso nelle case e negli uffici. Medesimo stile di scrittura è utilizzato per i credits legati al disco mentre i brani vengono presentati con un font sottile e semplice. Come detto, anche per "Love Over Gold" la semplicità creativa legata al packaging permette l'isolarsi ed erigersi a protagonista di un unico elemento che in questo caso è il fulmine. Un taglio immediato e improvviso nella compattezza del cielo, come gli assoli di chitarra erano soliti esplodere di colpo e in maniera repentina in mezzo a passaggi più tenui e complessi in tantissime canzoni dei Dire Straits, andando a dare una vera e propria "scossa" all'ascoltatore.


© Andrea Buongiorno - info@buong.it

sabato 14 novembre 2015

THE SMITHS "WHAT DIFFERENCE DOES IT MAKE" (1984)

Oggi facciamo un salto negli anni 80 e peschiamo una curiosa copertina dalla discografia degli Smiths, una delle band più amate di quel decennio e capitanata da Steven Morrissey che, oltre a esserne vocalist, curava anche l'artwork degli album della band. Proprio riguardo questo, Pat Reid asserì che il frontman fu il migliore autore di copertine negli anni 80. Personalmente non so dire se Reid esagerò nella sua affermazione ma sta di fatto che le copertine degli Smiths hanno sempre colpito per la loro singolarità, inseguendo uno stile grafico preciso e coerente che le rese immediatamente riconoscibili nonostante i membri della band non ne prendessero quasi mai parte. Protagonisti delle covers, spesso bicromatiche e senza testi a parte il nome della band e il titolo del disco, erano personaggi noti del cinema, della musica o della letteratura che lo stesso Morrissey sceglieva (tra i tanti ricordiamo Elvis Presley, James Dean e il sexy attore Joe Dallesandro) ma non è mancato anche l'uso di fotografie tratte da vecchie riviste di moda. Secondo Geoff Travis (capo dell'etichetta Rough Trade) le copertine erano parte integrante del gruppo e alle stesse lavorava autonomamente Morrissey coadiuvato da Jo Slee che nel 1994 pubblicò anche un volume dedicato a quella collaborazione dal titolo "Peepholism: Into the Art of Morrissey".

La copertina che sempre mi ha incuriosito è quella del 45 giri "What difference does it make" che presentava in copertina un frame tratto dal film "Il collezionista" con Terence Stamp. Il diretto interessato, come altri personaggi quali George Best e Harvey Keitel non fu però felice della sua presenza in copertina e negò il consenso al suo utilizzo chiedendo (e ottenendo) il cambio dell'immagine per le future ristampe. Morrissey con grande ironia e inventiva, si fece quindi fotografare nella stessa posa di Stamp e con medesime espressioni e abbigliamento: l'unica differenza in questa citazione era data dal bicchiere che nel caso di Morressey conteneva del semplice latte mentre nel film nel quale Terence Stamp impersonava un maniaco che addormentava delle donne rinchiudendole nella propria cantina, il bicchiere conteneva un tampone di cloroformio. Inutile dire che i fortunati possessori di una delle copie con la copertina originale di quella primissima edizione, posseggono un disco dal grande valore la cui copertina, accoppiata alla sua versione "riveduta&corretta" regala una delle più interessanti e ironiche creatività della discografia.


© Andrea Buongiorno - info@buong.it

giovedì 12 novembre 2015

MASSIMO ZAMBONI "L'INERME E' L'IMBATTIBILE" (2008)

Dopo alcune settimane torno a parlare di un packaging curato dal creativo emiliano Diego Cuoghi, storico autore negli anni 90 di tutte le copertine dei dischi del Consorzio Produttori Indipendenti. Quello di oggi è un packaging davvero particolare legato a un progetto interessante e in triplice veste firmato nel 2008 dall'ex chitarrista di CCCP e C.S.I.  Massimo Zamboni in quello che era il suo secondo disco solista. "L'inerme è l'imbattibile" è un elegante cofanetto cartonato che contiene ben tre supporti quali un cd musicale, un dvd video e un libricino nel quale l'autore reggiano spiega e descrive luoghi e motivi raccontati nei due precedenti supporti già citati.  Graficamente il packaging riprende quanto già visto in "Sorella sconfitta" lasciando come assoluta protagonista l'opera "Il fabbricante di cuffie" di Beatrice Pasquali che occupa la copertina del cofanetto e sopratutto l'intera parte interna delle tre ante. Proprio all'interno vi sono due tasche che accolgono il dvd e il disco sonoro inserito in una ulteriore confezione cartonata (affinchè possa essere portato in auto separatamente dal cofanetto). Sulla terza facciata esterna troviamo un grande (mezzo) primo piano di Zamboni sovrapposto ad alcuni testi mentre la prima anta ha una cavità nella quale è inserito il libricino (che ha le dimensioni di un A5) sulla cui copertina campeggia un logo di Lazzaro Ferrari che simula due figure molto stilizzate che si vanno ad incontrare. Il libro all'interno presenta brevi racconti, i testi dei brani del disco e i credits dello stesso, nonchè alcuni appunti sui contenuti del dvd. Insomma "L'inerme è l'imbattibile" propone un packaging davvero ricco per un progetto visivo/letterario/musicale che rimarca l'assoluta intelligenza creativa dell'opera di Massimo Zamboni recentemente insignito del Premio Manzoni 2015 per il suo romanzo "L'Eco di uno sparo".


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sabato 7 novembre 2015

QUEEN "MADE IN HEAVEN" (1995)

Non è mia usanza dedicare due post consecutivi ad uno stesso artista ma è di oggi la ricorrenza del ventennale di "Made in Heaven", l'ultimo album in studio dei Queen, pubblicato postumo alla scomparsa di Freddie Mercury avvenuta nel 1991. Non sarò certo qui a parlare della genesi e dei tantissimi significati di un album cult ma come è facile immaginare, la relativa copertina è diventata una delle più note della discografia della band e della discografia rock internazionale in genere.

L'artwork di "Made in Heaven" porta la firma di Richard Gray e accoglie all'interno del booklet alcune bellissime fotografie in bianco e nero di Douglas Puddifoot e Neal Preston che ritraggono Freddie Mercury in compagnia degli altri membri della band. Al di là di queste immagini, la grafica interna è un normale susseguirsi di pagine celesti con impressi i testi e i credits dell'album, poca cosa valutando che l'assoluta protagonista grafica è la copertina (anch'essa firmata da Gray) che in uno scatto panoramico (diviso tra fronte e retro del packaging) raccoglie tutti gli elementi che hanno contraddistinto gli ultimi mesi di vita del frontman, ritiratosi presso la sua dimora (denominata "Duck House") sul lago di  Montreax (località presso la quale i Queen disponevano da anni di un proprio studio di registrazione presso il quale furono registrate le ultime tracce vocali del cantante). Proprio una spettacolare scenografia dell'alba sul lago svizzero fa emergere le emozionanti silhouette della "Duck House" e della grande statua dedicata a Freddie Mercury realmente presente nella piazzetta cittadina. Il significato del disco (letteralmente "realizzato in paradiso" o "segno del destino") accomunati all'immagine che trasuda pace, silenzio e serenità fanno esplodere nell'osservatore una forte emozione anche in virtù di quello che simboleggia il luogo e ciò che suggerisce la presenza della statua, omaggio da sempre nei secoli, di personalità ormai passate ma consegnate all'eternità (cosa rafforzata dal senso di pace, già descritto, che suggerisce la composizione fotografica). Sul retro il paesaggio prosegue fino all'innalzamento delle montagne, verso le quali si volgono gli sguardi di Brian May, John Deacon e Roger Taylor (i restanti Queen). Di intensità unica e bellezza assai rara, la copertina estesa di "Made in Heaven" (che potete ammirare qui in basso) è un capolavoro creativo in ambito musicale per scelta di location, luce, montaggio, significato e lettura.



Valutando la prima edizione del disco, la custodia era impreziosita dalla costina in plastica nera laterale alla copertina, che esibiva una serie verticale in rilievo di "Q" (estrapolate dal celebre logo della band) e che potete notare nella prima foto in alto al post. Inoltre all'interno del booklet era presente un allegato cartaceo a due ante con l'intero catalogo cd-dvd dei Queen che riportava sull'ultima facciata anche la menzione del sito web ufficiale della band, in un periodo assolutamente pionieristico per la comunicazione attraverso internet. Nelle edizioni successive non sono state più riproposte nè costina personalizzata, nè allegato interno ma nella release del 2011, "Made in Heaven" fu tramutato in un doppio album con l'aggiunta di un disco EP.

Tra le altre versioni di questo album voglio menzionare quella in musicassetta (foto a sinistra) che aveva la particolarità di mostrare nella sua interezza lo scatto di Richard Gray con un esito grafico/emotivo abbastanza dispersivo secondo me, una sorta di scena speculare con la centro la Duck House (sicuramente non l'elemento più importante dell'immagine). Splendida è invece la versione LP con il famoso vinile color crema (immagine in basso a sinistra). Questa edizione aveva una particolarità (ripresa in molte edizioni successive) quella di mostrare non l'immagine di copertina scattata all'alba (presente su cd e musicassetta e della quale abbiamo già parlato) ma piuttosto quella del tramonto, che di fatto era stata utilizzata per la serigrafia sul dischetto nell'edizione cd (si  nota anche nella foto a fianco la completa diversità di luce e leggibilità dei particolari). Di "Made in Heaven" nelle successive versioni LP esistono diverse altre varianti nelle quali il vinile è del classico colore nero o nell'accattivante non-colore trasparente per la gioia dei collezionisti più accaniti.

Da una tracklist che mischia vecchi brani ri-arrangiati a registrazioni inedite effettuate da Freddie Mercury durante l'ultimo periodo della sua vita, furono estrapolati diversi singoli. Sicuramente quello che ebbe maggior successo (per composizione sonora e visiva) fu "Heaven for Everyone" che fu lanciata in Italia sui circuiti televisivi di MTV/Tele+3 dal video nella versione "Evolution" (che potete visionare a seguire) e sostituita poi dal video ufficiale che presentava diverse estrapolazioni cinematografiche dalle opere di Georges Melies. Con questo video concludo il post odierno dedicato ad uno dei dischi più emozionanti degli anni 90, divenuto in questi vent'anni, vera perla del collezionismo musicale.


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sabato 31 ottobre 2015

QUEEN "BOHEMIAN RHAPSODY" (1975)

Quella di oggi non è una data qualunque. 40 anni fa infatti, faceva capolino nella storia della musica uno dei brani più famosi dei Queen "Bohemian Rhapsody": un exploit clamoroso che vendette fino al Gennaio del 1976 più di 1 milione di copie (nonostante un'iniziale difficoltà a diffondere il pezzo via radio in virtù dei suoi 6 minuti di durata). Il brano, che sarebbe inutile per me descrivervi in quanto sullo stesso è già stato detto di tutto e di più, colpì non solo per la sua qualità tecnica capace di imperversare dalla ballata all'opera, passando per l'hard rock con accorgimenti psichedelici, ma anche per il celebre video che lo accompagnò a partire dalla primissima messa in onda e che erroneamente viene ritenuto il primo videoclip a scopo pubblicitario mai realizzato: in realtà qualcosa di simile era già stato realizzato dai Beatles, dagli ABBA e dal nostro Lucio Battisti ma è con "Bohemian Rhapsody" che il videoclip inteso come veicolo di promozione pubblicitaria ottiene il primo grande riscontro a livello commerciale.

Come detto il video è molto famoso (potete gustarvelo al termine del post) e gli effetti psichedelici di cui è ricco furono anch'essi girati in presa diretta con accorgimenti rudimentali per i nostri tempi ma dall'esito innovativo per l'epoca. La maggior parte delle riprese focalizzano sulla band che rifà il verso al celebre scatto di Mick Rock già utilizzato per la copertina dell'album "Queen II" del 1974 (scatto che a sua volta, come potete vedere a fianco, prendeva spunto dalla celebre fotografia di Marlene Dietrich firmata da Horst Paul Albert Bohrmann). Una curiosità è legata alla chiusura del disco, quando Rober Taylor suona il gong che di fatto chiude il brano: si tratta di un'allusione al logo della nota società di produzione cinematografica britannica Rank Organisation (clicca qui per visionarlo) che vedeva proprio un uomo nudo suonare il gong.

Naturalmente come ben sapete questo blog parla principalmente di copertine di dischi piuttosto che di videoclip ma riguardo il prodotto in sé, ci furono con le varie edizioni diverse copertine legate a questo singolo che presentava sul lato B il brano "I'm in love with my car". In alto a sinistra vedete la stampa italiana del singolo, con lo scatto già citato di Mick Rock; in Inghilterra invece la "first release" uscì con la cover che vedete a fianco. Un'immagine certamente più elegante e non solo per la composizione della fotografia della band virata verso tonalità desaturate ma anche per l'uso di caratteri di scrittura corsivi della famiglia "English" che verranno in seguito utilizzati anche per l'LP "A Night at the opera" che conterrà sia "Bohemian Rhapsody" che "I'm in love with my car".

Nonostante il passare del tempo e le 40 primavere, la "Rapsodia Boema" continua ad affascinare, a coinvolgere ed emozionare con medesima intensità, risultando oggi come allora un brano innovativo e perfetto biglietto da visita di una delle più grandi rock band di tutti i tempi.


© Andrea Buongiorno - info@buong.it

mercoledì 28 ottobre 2015

DANIELE SILVESTRI "MONETINE" (2008)

Anche per l'eclettico cantautore romano giunse nel 2008 un riepilogo della propria carriera artistica iniziata a metà anni novanta e proseguita per grandi successi radiofonici come "Salirò" e "Gino e l'alfetta". Il disco, intitolato "Monetine" è un elegante doppio album ottimamente curato graficamente in una confezione cartonata che trova nella copertina la maggiore espressione creativa. Prendendo spunto dal titolo della raccolta, su un fondo rosso, si poggiano decine e decine di piccole monete che vanno a disegnare con le loro diverse tonalità il primo piano di Daniele Silvestri. L'effetto è molto gradevole e interessante, anche perchè se la cover viene vista da vicino (meglio con aiutandosi con una lente), è leggibile la grafia di ogni singola moneta mentre, come detto, osservando la grafica da lontano su uno scaffale di un negozio di dischi, il viso di Silvestri è subito riconoscibile. Idea molto interessante e molto ben sviluppata. Interessanti sono anche i contenuti grafici interni con il retro della confezione (che mostra un tappeto orientale su cui sono inseriti i titoli dei diversi brani) e sopratutto con i due dischi sui quali compare un primo piano a "timbro" del cantautore e una illustrazione chiaramente ispirata al fabbro che una volta era impresso sulle cento lire ma che mostra in volto le fattezze di Daniele Silvestri. "Monetine" al di là dell'essere una raccolta di successi musicali (e già per questo importante come prodotto discografico), si propone ottimamente anche per i suoi contenuti creativi legati alla grafica: idee semplici ma messe splendidamente in pratica dal creativo Paolo De Francesco della MoltiMedia.


© Andrea Buongiorno - info@buong.it